Recensione: “Devo essere brava” di Alessandro Q. Ferrari

“Devo essere brava. Devo essere bava”, Sara non fa che ripeterselo, perché ha un obbiettivo, perché rivuole il suo fratellino, vivere con lui come una volta, come una famiglia. Ma è sola. Sola nel suo senso di responsabilità, nella sua vita di tutti i giorni, nella sua lotta di adolescente con se stessa.

La sua storia l’apprendiamo dalla sua stessa voce, in una sorta di resoconto dei pensieri e delle angosce di questo suo momento così difficile e doloroso. Perché ha promesso al fratellino che lo riporterà a casa, ma non ha modo di farlo e gli adulti, i genitori che dovrebbero proteggerla e guidarla in questo difficoltoso momento, l’hanno vigliaccamente abbandonata. Vive da sola, anche se lo nasconde e cerca di “essere brava”, ma è difficile esserlo quando l’inquietudine cresce, come il panico, e tutto ciò che le rimane è cercare di non pensare, di riempire il tempo in qualunque modo… Così inizia a trasgredire. “Morde” con le parole, provoca, ruba e si arrabbia.

Sara non può “essere brava” perché è stata rifiutata e abbandonata. Vorrebbe, a ragione, dei genitori diversi, vorrebbe che fossero davvero “adulti”, dove quella parola significa affrontare le difficoltà e non rifuggire da loro. Sara vorrebbe solo sentirsi amata, mentre si sente “sbagliata”, fino a quando, guardando oltre se stessa, non ascolta lo sfogo di un’amica e scopre in lei le sue stesse insicurezze e paure. Si rende conto che siamo tutti “sbagliati”, come “persi” in un mondo troppo grande e troppo piccolo allo stesso tempo, indifferente comunque. Ma è davvero indifferente?

L’aiuto per Sara arriva perché il suo “essere allo sbando” non è passato inosservato, arriva da chi non si aspetta, perché i miracoli a volte accadono e non tutti gli adulti sono vigliacchi menefreghisti.

Questo libro è uno spaccato sull’adolescenza tormentata, perché attraverso Sara e la sua personale tragica vicenda, sfioriamo altre storie, altre vite di “quasi adulti” alle prese con amori sbagliati, con le conseguenze di scelte passate, con la confusione dilagante di drammi più o meno comuni.

È un romanzo che si lascia leggere velocemente, ma non è un libro leggero. Lascia numerosi spunti di riflessione e ciò che colpisce è che, a esprimere i sentimenti crudi e nudi di questa adolescente, sia stato un uomo, uno scrittore dalla penna dinamica e la mano gentile e seria di chi sa immedesimarsi in un’anima diversa dalla sua.

M.S.Bruno

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