Recensione: “La ragazza dimenticata” di Karin Slaughter

Nel 1981 la diciassettenne Emily si scopre incinta senza ricordare come sia accaduto.

Ai giorni nostri, Andrea, Marshall di nuova nomina, si ritrova, per una serie di fattori, ad indagare ufficiosamente proprio sull’omicidio di Emily.

Questa è la trama in poche parole di un giallo complesso che non si limita a seguire queste due donne, ognuna nella sua linea temporale, ma ci pone di fronte ad un affresco della periferia americana, colta nelle sue ipocrisie più lampanti e becere.

Seguendo Emily scopriamo non solo un’anima ferita dalla violenza subita che scopre inoltre il tradimento degli amici di sempre, ma anche il suo graduale isolamento e la costante bullizzazione a cui viene sottoposta in quanto donna “non intatta”.

E a nessuno importa che è lei la vittima, quando può “rovinare la vita a un bravo giovane” perché non ha saputo “tenere le gambe chiuse”, come le dirà aspramente il medico del paese che la visiterà in un modo che è quasi una nuova violenza…

No, a nessuno importa, neanche ai suoi genitori troppo concentrati sulla carriera.

Ma la ragazza mostrerà la sua forza pur nella sua fragile condizione: da sola cercherà di scoprire chi le ha fatto del male, ovvero l’identità del padre del suo bambino.

Il suo indagare metterà ancora più in luce la crudeltà gelida di una società maschilista e di ciò che imponeva e, ahimè, a volte ancora impone alle donne.

E, come a sottolineare tutto questo, anche Andrea, ai giorni nostri, si ritroverà a dover indagare non solo sulla morte di Emily, ma anche sul suicidio di una ragazza “volontaria” in una misteriosa Fattoria, luogo in cui, come si scoprirà, le donne vengono trattate peggio di animali.

L’intreccio, tra passato e presente, è ben costruito.

La narrazione, un po’ lenta al principio, diventa sempre più scorrevole mentre gli eventi incalzano più interessanti.

Si intuisce che c’è un passato che grava su Andrea, una storia narrata in un precedente romanzo(“Frammenti di lei”), ma benché questo libro ne sia il seguito, può essere benissimo letto anche da solo, come ho fatto io.

Risalta per le ingiustizie subite il personaggio di Emily, mentre sono comprensibili i tentennamenti e le insicurezze di Andrea che, nella sua umanità compassionevole, è quasi un contrappunto all’insensibilità che circonda la linea narrativa di Emily.

Ho trovato Bible, il collega Marshall di Andrea, davvero simpatico, mentre Mike, collega ed ex di lei, mi è risultato antipatico.

Questi però sono gusti estremamente personali.

Nel complesso, Il romanzo è una buonissima prova, un thriller ben congegnato, una denuncia anche per certi versi sulla società maschilista.

Davvero consigliato!

Ringrazio la HarperCollins per avermi fornito la copia!