Recensione: “Sul viale delle ombre” di Enrico Scebba

Una villa misteriosa, oscura, al centro di terribili leggende e un villaggio che vive tra terrore e pregiudizi, questi i presupposti per un paranormal thriller che ha un intreccio interessante, che funziona, e un’affascinante ambientazione.

Gli elementi paranormali si intrecciano alla logica di avvenimenti dettati da una mente malata e dal suo “erede”, un piano che dal ‘700 cavalca i secoli e vede il suo rinnovato svolgimento agli inizi del ‘900, quando avviene la nostra storia.

La costruzione del racconto è graduale come la presentazione dei personaggi.

Se cercate adrenalina fin dalle prime pagine non la troverete, ma c’è un crescendo man mano che i protagonisti scoprono i vari segreti della villa e del villaggio.

L’infettologo Stephen West e la sorella Katie si trovano nella famigerata “Villa dei Mostri” perché il principe che la possiede sembra affetto da un qualche male inspiegabile.

E in quei corridoi e stanze il passato e il presente, la realtà e la superstizione, la logica e la magia, il bene e il male, la verità e l’apparenza si mescolano confondendo i protagonisti e trascinandoli in avvenimenti che li cambieranno forse per sempre.

Ma la vera protagonista resta comunque la Villa, un edificio che cavalca la fantasia benché nasca dalla Storia e da essa tragga fascino e memoria.

Recensione: “Aftermarth” di Stefania Sperandio

“Aftermarth –> Conseguenze, ripercussioni di un evento significativo spiacevole(Oxford Languages)”

Malgrado sia la continuazione di un romanzo, questa storia può essere letta anche da sola. Sarà per il riassunto presente nel libro o perché ogni cosa viene spiegata durante la narrazione, ma anche non avendo letto il precedente volume ho potuto seguire con scioltezza le vicende che interessano la giovane giornalista Manuela Guerra e delle conseguenze di un atto che ha subito e che le ha cambiato radicalmente la vita.

Aftermarth –> Il periodo che segue un evento spiacevole, con gli effetti da esso causati(Cambridge Dictionary)”

Ma partiamo per ordine.
Manuela sta lentamente tornando ad una parvenza di vita normale anche se la pallottola nel suo cervello, impossibile a muoversi chirurgicamente, ha reso le sue giornate una scommessa contro il tempo stesso. Chi ha minacciato la sua esistenza sta pagando in carcere e tutto sembra concluso. Ma è davvero così?

Aftermarth –> una situazione esistente in seguito a un evento importante, solitamente spiacevole(Oxford Learners Dictionary)”

Al suo venticinquesimo compleanno, Manuela riceve l’assegno di suo padre e una chiave misteriosa, proprio ciò per cui tutto è cominciato, la causa dell’aggressione brutale subita dalla ragazza. Questo evento innescherà un’altra serie di fatti che dimostrerà che i problemi per Manuela non sono ancora conclusi.

Aftermarth –> conseguenze, postumi, strascichi (Il Sansoni Inglese)”

Solo grazie all’amicizia della poliziotta Anna e della collega Daniela e l’aiuto di un nemico del passato, Manuela troverà la forza per sopravvivere ancora alle trame di chi la vorrebbe morta.

Aftermarth –> quello che succede dopo, di solito con forte accettazione negativa, che implica un antecedente catastrofico(Wikitionary)”

La storia viene costruita pian piano. Grande risalto viene dato alle psicologie dei personaggi, i traumi e paure, alla loro dimensione umana. Il senso di amicizia capeggia su tutto, come il dolore e i vari stati che interessano lo shock dopo un evento terribile.

Aftermarth –> le conseguenze, soprattutto di un evento negativo o disastroso(The Free Dictionary)”

I dialoghi sono molti, colloquiali, quasi fosse una sceneggiatura. Per quanto sembri che rallentino la storia, servono alla costruzione dei personaggi. Il ritmo non è certo serrato, ma la narrazione scorre e invoglia a procedere, per scoprire cosa accadrà. In definitiva, il romanzo attira proprio per la dimensione psicologica raccontata, per quelle conseguenze non meno terribili dell’atto stesso che le ha scatenate.

Aftermarth –> Si dice di un secondo raccolto nella medesima stagione, dato dalla stessa terra, dopo una prima falciatura (The American Hermitage Dictionary)”

Recensione: “Vertigine” di Franck Thilliez

Tre uomini si risvegliano in un baratro di ghiaccio, un luogo freddo, inospitale che potrebbe diventare la loro tomba.

“Chi sarà l’omicida, chi sarà il bugiardo, chi sarà il ladro”

Queste le scritte sui loro giacconi.

I tre non si conoscono, niente sembra unirli se non il gioco di sopravvivenza a cui sono costretti… Perché sopravvivere sarà la sfida più grande, come scoprire il perché sono stati rinchiusi lì.

Tra segreti, inganni e ricordi, questo thriller psicologico procede in un crescendo di spietata crudeltà, dove le regole del vivere comune valgono ben poco di fronte al desiderio di restare vivi.

In prima persona, seguiamo la vicenda attraverso gli occhi di Jonathan, ex alpinista, cinquantenne, con una moglie malata di leucemia prossima al trapianto.

La sua diffidenza verso i suoi compagni di sventura, la sua incredulità e i suoi tentativi di razionalizzare sono esposti come la sua crescente disperazione, il suo rendersi conto che non c’è alcun controllo nella situazione in cui si trovano, che quando si è davanti alla propria mortalità i ricordi hanno più peso e una una propria “vita”, specie se colmi di senso di colpa.

Costruito ad arte, il romanzo mi ha tenuto incollata alle sue pagine, con le sue tinte forti, fino al finale, alla sua rivelazione tra dubbi e certezze, verità e bugie, fino alla considerazione di un grande incastro, di una vendetta che sorprende, sconvolge e che ha bisogno di tempo per essere “digerita”.

Un’immersione nei torbidi meandri della mente e delle dinamiche umane.

Recensione: “La vendetta indossa i tacchi a spillo” di Kendall Kulper

Ruby è bella, vivace, ama le feste e sembra non avere un problema al mondo, ma, in verità, è anche un’assassina.

Uccide i cattivi, chi si è macchiato (o si macchierà) di crimini verso le donne e che la giustizia ufficiale non può perseguire.

Come può essere sicura della colpevolezza delle sue vittime?

Beh, Ruby legge nel pensiero!

Nella Chicago degli anni 30, mentre il Proibizionismo sembra solo istigare di più a bere, tra gangster, poliziotti e funzionari corrotti, la nostra protagonista incontrerà il timido Guy, un ragazzo che ha un enorme segreto e che sta portando avanti anche un’indagine che riguarda una serie di omicidi commessi col veleno, di cui Ruby è la sola responsabile.

Il romanzo segue il punto di vista alternato, in prima persona, di Ruby e Guy.

La narrazione scorre briosa e coinvolgente mostrandoci una vicenda che oscilla tra mystery, romance e thriller.

È un’avventura avvincente che si concentra su di un caso di corruzione di alto livello di cui si stava occupando il padre (è un procuratore)della ragazza.

Di sicuro intrattenimento, con le sue atmosfere affascinanti da “i ruggenti anni 30”, il romanzo ha una protagonista carismatica che agisce, secondo un suo criterio di giustizia, per difendere le vittime dai veri mostri, coloro che, dietro un’apparenza rispettabile, nascondono le proprie perversioni e crudeltà.

Gli elementi sovrannaturali presenti non risultano pesanti o forzati come temevo ma danno un “quid” fantasy che alla fine ho apprezzato.

Consigliato!

 

 

Ringrazio DeAgostini per la copia!!!

👠💄👗💃

Recensione: “A fuoco lento” di Philip Kerr

Siamo nell’Argentina degli anni 50 sotto il regime di Peron che offre ai nazisti un rifugio, nuova identità e possibilità di rifarsi una vita.

Ad approfittarne sarà Bernie Gunther, anche se a macchiare il suo nome non è un passato tra le schiere di Hitler, ma uno scambio di persona fin troppo ben riuscito.

Bernie infatti è stato ed è un poliziotto.

Dalla Berlino degli anni 30 all’Argentina del 50, assisteremo alle sue indagini, ma non solo.

Sono i tempi che cambiano spesso i protagonisti, infatti il romanzo mostra bene il prendere piede di ideologie assurde in una Berlino dissoluta e confusa sulla propria identità, come se il degrado morale cercasse risanamento nella follia.

Sarcastico, cinico, ma anche coraggioso, il nostro Bernie si ritroverà ad assistere a tutto questo tra amarezza e quasi incredulità.

Vent’anni dopo, in Argentina, si renderà presto conto che certe dinamiche non sono mutate e che i peccati del passato hanno strascichi ancora pesanti nel presente, specialmente nella mente delle persone.

Quasi un Don Chisciotte moderno, Bernie affronterà i suoi mulini a vento rischiando anche la vita.

Ciò che risulta è un romanzo duro, spietato, a volte pesante, spigoloso e ingiusto, proprio come le pagine di Storia di cui tratta, tra ideologia naziste, schemi opportunistici, doppiogiochisti, totalitari e perversi.

Per chi ama la storia vista dall’occhio “dell’uomo della strada”, questo è il romanzo adatto, ma non è una lettura di intrattenimento, né un semplice thriller, benché questo elemento sia ben congegniato.

No, è un romanzo che porta anche a riflettere sugli eccessi dell’umanità, sulla follia senza spiegazione o logica che può seppellire ogni sentimento di bene.

Ringrazio Fazi Editore per la copia!

Recensione: “Il Paziente” di Juan Gómez-Jurado

Il dottor David Evans, neurochirurgo, è il nostro protagonista ed è proprio lui, dal braccio della morte, a narrarci gli eventi che lo hanno condotto a quel punto.

È il suo punto di vista che seguiamo mentre finisce nella rete di un uomo misterioso, intelligente quanto psicopatico, che si fa chiamare Mister White.

Questi ha rapito la figlia di sette anni del dottore e per liberarla pretende che il prossimo paziente che entrerà nella sua sala operatoria non ne esca vivo.

La scelta difficile tra cuore ed etica/morale è ancora più inasprita dall’identità del paziente, ovvero il presidente degli Stati Uniti.

Mentre le trappole psicologiche e non di Mister White si stringono sempre più intorno al dottore, questi cercherà in tutti i modi di salvare sua figlia e al contempo non commettere l’omicidio richiesto.

Per questo coinvolgerà Kate, sua cognata e agente dei servizi segreti.

E alla visione in prima persona di David si unirà quella in terza in cui seguiremo le indagini non ufficiali, nate da disperazione e affetto, di Kate.

Indagini che procederanno parallelamente al piano di White a cui il neurochirurgo è costretto ad attenersi.

In un crescendo, il ritmo del racconto si fa sempre più incalzante e avvincente.

La costruzione della trama è solida e i protagonisti convincono.

White “esaspererà” le azioni e le decisioni di Evans, ma anche indirettamente di Kate.

Anche se tra tutti i personaggi è proprio quest’ultima che personalmente non mi ha coinvolto troppo.

Forse proprio l’uso della terza persona, al contrario dell’empatia e comprensione che suscitano i pensieri del dottore, crea una sorta di “barriera”.

Ma questa è una sensazione, appunto, personale.

Nel complesso è un ottimo thriller con personaggi degni di farsi ricordare.

Consigliato!

Ringrazio Fazi Editore per avermi fornito la copia digitale!

Recensione: “La ragazza che viene dal buio” di Michael Robotham

Dopo “Brava ragazza, cattiva ragazza” il mistero rappresentato da Evie Cormac aveva cominciato leggermente a dissiparsi, ma era ben lontano da essere chiarito.

La ragazza che era stata “Faccia D’Angelo”, la bambina senza passato, vittima di abusi indicibili, ritrovata sul luogo di un efferato omicidio, adesso vive in una sorta di istituto correzionale per minori e nessuno sa chi sia in realtà.

Da quando la strada di lei si è incrociata con quella dello psicologo forense Cyrus Haven, la vita di entrambi ha cominciato a cambiare.

Nessuno poteva prevedere che i due diventassero la famiglia l’uno dell’altra, né che Cyrus cercasse in tutti i modi di scoprire il passato di Evie, rischiando che questo torni a minacciarla…

Il thriller questa volta non ha un omicidio parallelo che si accompagna alla scoperta del passato di Evie (come era stato nel primo volume), ma è proprio la sua vicenda al centro del romanzo.

Pian piano si scoprono i tasselli di una rete pericolosa, malvagia, molto più grande e complessa di quanto poteva sembrare nel primo libro.

La scelta della prima persona al presente, coi punti di vista alternati di Evie e Cyrus permette, non solo di scoprire la storia nel medesimo istante dei protagonisti, ma da anche la sensazione che possa succedere loro di tutto(dato che non è una narrazione imposta come a “posteriori”).

Mentre la verità viene man mano svelata, cresce anche però un certo senso di impotenza: riuscirà Cyrus a mantenere la promessa ad Evie facendo arrestare i colpevoli di ciò che le è successo?

Non si può rispondere a questa domanda se non svelando il romanzo stesso.

Un romanzo che ha un buon ritmo, capace, specie nel finale, di situazioni adrenaliniche, di colpi di scena (alcuni prevedibili altri un po’ meno) che catturano l’attenzione, tenendo il lettore incollato alle pagine.

Quindi, questo thriller psicologico delle tinte dark, riesce nel suo intento, anche se forse non “spiega” tutto fino in fondo, non permette la “catarsi” (ma credo che questo sia voluto) nel modo in cui magari si vorrebbe.

Per ultimo bisogna sottolineare che il volume si capisce a prezzo di più solo dopo aver letto “Brava ragazza, cattiva ragazza”.

Solo così si avrà modo di comprendere meglio le psicologie complesse dei due protagonisti.

Consigliato!

 

Ringrazio Fazi Editore per avermi fornito la copia digitale!

Recensione: “Brava ragazza, cattiva ragazza” di Michael Robotham

Cyrus Haven è uno psicologo criminale ed è incuriosito quando gli viene presentato il caso dell’adolescente Evie Cornac che ha passato la sua vita tra famiglie affidatarie e istituti correzionali.

La ragazza non è altri che “Faccia d’Angelo” , nomignolo dato ad una bambina ritrovata sul luogo di un efferato omicidio e di cui non si conoscono le generalità e persino la vera età.

Si sa solo che è stata oggetto di abusi terribili e che adesso, sulla soglia della probabile maggiore età, desidera affrancarsi dalla tutela dello Stato.

In prima persona, la storia ci viene narrata dal punto di vista alternato di Cyrus ed Evie.

Così, mentre conosciamo i due, apprendiamo che lo psicologo viene chiamato dalla polizia come consulente nell’omicidio e stupro di una quindicenne, promessa del pattinaggio artistico.

Forse un po’ crudo per i temi trattati, il romanzo però non è mai “spietato” e presenta bene ogni personaggio e psicologia come ogni evento.

Le storie dei protagonisti, Cyrus ed Evie, il loro passato doloroso, i diversi misteri, si intersecano perfettamente con il caso della ragazza uccisa.

Il risultato è un thriller costruito ad arte, che cattura l’interesse e delinea personalità inconsuete e sfaccettate.

Oltre il giallo in sé che qui trova compimento, c’è una trama “centrale”, che riguarda Evie e la verità su chi sia realmente, che promette ulteriori affascinanti sviluppi nel secondo volume “La ragazza che viene dal buio” già disponibile in libreria.

 

Ringrazio Fazi Editore per avermi fornito la copia digitale!

Recensione: “La ragazza dimenticata” di Karin Slaughter

Nel 1981 la diciassettenne Emily si scopre incinta senza ricordare come sia accaduto.

Ai giorni nostri, Andrea, Marshall di nuova nomina, si ritrova, per una serie di fattori, ad indagare ufficiosamente proprio sull’omicidio di Emily.

Questa è la trama in poche parole di un giallo complesso che non si limita a seguire queste due donne, ognuna nella sua linea temporale, ma ci pone di fronte ad un affresco della periferia americana, colta nelle sue ipocrisie più lampanti e becere.

Seguendo Emily scopriamo non solo un’anima ferita dalla violenza subita che scopre inoltre il tradimento degli amici di sempre, ma anche il suo graduale isolamento e la costante bullizzazione a cui viene sottoposta in quanto donna “non intatta”.

E a nessuno importa che è lei la vittima, quando può “rovinare la vita a un bravo giovane” perché non ha saputo “tenere le gambe chiuse”, come le dirà aspramente il medico del paese che la visiterà in un modo che è quasi una nuova violenza…

No, a nessuno importa, neanche ai suoi genitori troppo concentrati sulla carriera.

Ma la ragazza mostrerà la sua forza pur nella sua fragile condizione: da sola cercherà di scoprire chi le ha fatto del male, ovvero l’identità del padre del suo bambino.

Il suo indagare metterà ancora più in luce la crudeltà gelida di una società maschilista e di ciò che imponeva e, ahimè, a volte ancora impone alle donne.

E, come a sottolineare tutto questo, anche Andrea, ai giorni nostri, si ritroverà a dover indagare non solo sulla morte di Emily, ma anche sul suicidio di una ragazza “volontaria” in una misteriosa Fattoria, luogo in cui, come si scoprirà, le donne vengono trattate peggio di animali.

L’intreccio, tra passato e presente, è ben costruito.

La narrazione, un po’ lenta al principio, diventa sempre più scorrevole mentre gli eventi incalzano più interessanti.

Si intuisce che c’è un passato che grava su Andrea, una storia narrata in un precedente romanzo(“Frammenti di lei”), ma benché questo libro ne sia il seguito, può essere benissimo letto anche da solo, come ho fatto io.

Risalta per le ingiustizie subite il personaggio di Emily, mentre sono comprensibili i tentennamenti e le insicurezze di Andrea che, nella sua umanità compassionevole, è quasi un contrappunto all’insensibilità che circonda la linea narrativa di Emily.

Ho trovato Bible, il collega Marshall di Andrea, davvero simpatico, mentre Mike, collega ed ex di lei, mi è risultato antipatico.

Questi però sono gusti estremamente personali.

Nel complesso, Il romanzo è una buonissima prova, un thriller ben congegnato, una denuncia anche per certi versi sulla società maschilista.

Davvero consigliato!

Ringrazio la HarperCollins per avermi fornito la copia!

Recensione: ” Mentre il tuo cuore batte ancora” di Tyler Keevil

Eira è vedova, una giovane vedova, e lo è diventata una sera, su di un autobus londinese quando suo marito ha deciso di affrontare un tossico psicopatico.

La sua storia inizia così, narrata in una seconda persona singolare che sembra sottolineare e accentuare il senso di distacco che la donna prova.

Ma la voce narrante, che si rivolge direttamente a lei, non è solo un espediente, ma si rivelerà un personaggio del romanzo stesso.

Una voce la sua che ricostruisce la storia di Eira per un fine specifico.

Ma tornando alla protagonista, Eira va a Praga, ufficialmente perché è la città dove suo marito ha chiesto di sposarla, ma in verità perché lei la ricorda come un luogo grigio e monotono, proprio come lei si sente in questo momento.

Ed è qui che la sua vita prende una svolta inaspettata.

Per una serie di fattori, si ritroverà a dover prelevare qualcuno in Ucraina.

È qualcosa di illegale e rischioso, ma Eira è “la regina delle nevi”, come la chiama colui che fa da intermediario per questo lavoro, ed è capace di mantenere i nervi saldi.

Arrivata però a destinazione la donna incontra Gogol, un bambino maltrattato, denutrito che guarda il mondo con diffidenza.

È lui la “merce”da portare oltre confine.

Così Eira si trasforma da corriere a salvatrice…

Malgrado la seconda persona possa risultare “difficile”, la lettura procede in maniera sempre più coinvolgente, man mano che la stessa Eira si fa coinvolgere sempre di più.

È come se, ad un certo punto, quel “tu” fosse una porta per una maggiore immedesimazione.

L’intreccio convince, le psicologie anche, il crescente rapporto fra la protagonista e il bambino è il vero motore del romanzo.

Un rapporto, il loro, che trascenderà i legami di sangue e offrirà vicendevole conforto e sostegno a entrambi.

Romanzo consigliato agli amanti delle avventure incalzanti e a che coloro che apprezzano i thriller originali.

 

Ringrazio la HarperCollins per avermi fornito la copia!

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