Recensione: “Neve rossa” di Barbara Petronio

Dario e Giordana “quel terribile giorno” (come lo definisce Dario) persero il loro figlioletto di tre anni.

Lo persero sotto una neve rossa, un fenomeno raro in cui la sabbia del Sahara “sporca” ogni cosa del suo colore.

Da allora quella stessa neve, greve, sterzante, fredda ha preso a cadere dentro di loro.

Ma se Giordana è crollata, perdendosi tra ansiolitici e ossessioni, Dario invece cerca di mantenersi forte.

D’altronde si sente responsabile perché lui e Giordana erano già in crisi prima di “quel terribile giorno” e spesso l’aveva tradita.

Quindi, adesso ha messo da parte una promettente carriera universitaria, i tradimenti ed ha portato la moglie nel paesino in cui ha vissuto da piccolo, nella casa del padre severo con cui, malgrado questi sia morto, l’uomo ha ancora dei sospesi.

E qui, nella casa dell’Avvocato, iniziano a succedere cose inquietanti che metteranno alla prova la mente e la stabilità di Dario…

Tra indagine psicologica nei meandri del dolore e trascendenza nell’inspiegabile, il romanzo si intesse tra razionale e irrazionale, tra mente e spirito, sullo sfondo di una natura cupa e bellissima che è quasi il riflesso, nelle sue ombre, nei suoi segreti, dell’animo dei protagonisti.

È una discesa sempre di più nel baratro, mentre Dario e Giordana cercano di ricostruire una dimensione a due all’ombra del dolore, immenso e diverso, che provano.

Questo thriller dal forte elemento paranormale si dispiega su diversi piani cercando di mostrare l’entità di una tragedia nel suo epilogo più nero, perché non c’è un vero confine che la mente non possa oltrepassare, persino nella follia…

Lo stile ben si approccia alla tempesta di neve che dai protagonisti investirà anche chi li circonda.

Offre con garbo il progressivo annichilimento della ragione, come dei pensieri di Dario.

Consigliato a chi ama sondare l’animo umano nei suoi aspetti più cupi, razionali e irrazionali, e a chi apprezza quando il thriller si colora di elementi paranormali.

 

Ringrazio HarperCollins per avermi fornito la copia!

 

Recensione: “L’ultima vita” di Mohlin e Nyström

John Adderley è un agente FBI la cui ultima missione è stata di infiltrato nel pericoloso cartello nigeriano. Ha rischiato la vita, finendo in ospedale, e ciò lo ha traumatizzato.
Quando riceve da sua madre un plico con le indagini di un caso di sparizione avvenuto in Svezia, dieci anni prima, decide di indagare. Perché in quel caso c’è qualcosa di molto personale per lui…
Così, inizia il romanzo, su due linee parallele e lontane nel tempo: nel 2019 John, dal suo letto d’ospedale, legge le testimonianze del caso dell’ereditiera Emilie, scomparsa misteriosamente, dopo aver postato su Facebook una foto del proprio braccio con lo strano tatuaggio (tre quadrati, due dei quali con un piccolo segno di spunta) inciso e completato (l’ultima spunta sull’ultimo quadrato) con un rozzo segno, e nel 2009, dal punto di vista del padre della ragazza apprendiamo tutto ciò che accade e come iniziano le indagini…
Naturalmente, quando John giunge in Svezia, sotto falso nome ottenuto grazie al Programma Protezione Testimoni, le due linee temporali si ricongiungono ed il romanzo prosegue in un incalzante ritmo votato alla scoperta della verità.
Thriller ben orchestrato, fluido nella narrazione, curato psicologicamente, ha anche il pregio di un protagonista molto umano nei suoi limiti, rompendo lo stereotipo dell’agente FBI tutto d’un pezzo, eroico, che “prende un paracetamolo e va avanti”(come dice una collega di John), ma comunque molto intuitivo, efficiente e corretto.
Lo stile è accattivante, i colpi di scena non mancano e gli scrittori hanno il pregio di non nascondere alcun indizio.
Così, il lettore può seguire le indagini e farsi le proprie opinioni.
Da soli si può capire il significato del tatuaggio e, se si è attenti, ad un certo punto, si può persino arrivare a intuire chi sia il colpevole, senza togliere niente al piacere delle rivelazioni.
E tutto questo, oltre una storia mai banale, rende la lettura entusiasmante.
Quando ho chiuso il libro, avevo quasi voglia di riaprirlo e rileggerlo per confrontare la narrazione nell’ottica delle scoperte fatte.
Poi, l’ultimo colpo di scena lascia il desiderio che gli autori scrivano presto una nuova avventura di John Adderley…
Consigliatissimo!!!

 

Ringrazio la HarperCollins per avermi fornito la copia per la lettura!!!

NASCOSTI NEL BUIO, un nuovo romance/thriller in uscita oggi!!!

È bello lasciare la propria “conforto zone” per provare qualcosa di nuovo ed è ciò che ho fatto io con questo romanzo…

Abbandonate le distese di ghiaccio di pianeti remoti o i castelli minacciati da trame misteriose, ho abbracciato la modernità di una storia che vede due persone “nascoste nel buio“, condizionate e oppresse dal volere e dal pregiudizio altrui che, insieme, cercano di sfuggire a quelle maglie e ad altro molto più incalzante e potenzialmente mortale.

Ecco, quindi, la trama:

“Entrambi erano vissuti nascosti nel buio, chiusi e soffocati dalle aspettative, dai pregiudizi e dalle menzogne di chi li circondava, fino al momento in cui non si erano ritrovati ad affrontare la vera oscurità.”

Per tutti sono Julianne Lawrence, ragazza di buona famiglia, educata, posata, sempre perfetta… Sembro avere tutto dalla vita e presto mi sposerò con uomo bello e ricco. Non mi manca nulla per essere felice, eppure… i dubbi mi attanagliano, un’indefinibile inquietudine si fa strada in me. C’è qualcosa nel mondo patinato che mi circonda che mi soffoca e… non riesco a capire cosa. A volte vorrei essere solo “Juls”, una ragazza qualunque, una ragazza anche libera di sbagliare…

Mi sento un “signor nessuno”. Ciò che sono stato e sarò si perde in un unico cumulo di sporcizia. La legge della strada, l’indifferenza, l’amarezza, la solitudine, sono state le mie uniche compagne, facendo di me, Kurt, qualcuno degno solo di fallire. Campo alla giornata e vivo di espedienti. Non mi faccio domande sul futuro perché quelli come me semplicemente non ne hanno diritto. Ma non mi importa. C’è poco ormai che riesce a scuotermi davvero. Ma lo vorrei? Vorrei avere qualcosa per cui vivere?… Forse… A volte… Sempre…

È la sera della festa del suo fidanzamento, quando l’ereditiera Julianne Lawrence si rende conto che la sua vita è sempre stata guidata dalle decisioni altrui, che ciò che credeva vero era invece una profonda bugia.
Scopre infatti il fidanzato William a letto con l’organizzatrice della festa e che il suo matrimonio rientra nei termini della fusione tra l’azienda di suo padre e quella del padre di William.
Tradita, umiliata, conscia che non le permetteranno mai di essere libera, perché suo padre è quasi in bancarotta, cerca aiuto al giovane ladro Kurt, incontrato per caso mentre questi rubava, per sfuggire a chi la vuole fare sposare.
Uniti inizialmente solo dal ricatto di lei e dal medesimo desiderio di fuggire dal lussuoso albergo dove si svolge la festa, Kurt e Julianne si ritroveranno nell’edificio diroccato adiacente ad affrontare qualcosa di impensato: misteriosi uomini armati che mirano forse proprio ai ricchi ospiti radunatisi per festeggiare Julianne.
Così, quella che era iniziata come una fuga da una vita già scritta, diventa una fuga per sopravvivere… E tra corse, affanni, sotterfugi e battibecchi, i due fuggiaschi impareranno a sostenersi e conoscersi.
Ma sarà solo a emergenza finita che Julianne e Kurt avranno veramente modo di capire la profondità del loro legame. Insieme si ritroveranno ad affrontare le maglie che vogliono costringere la ragazza a un matrimonio non desiderato e la verità che si cela dietro al tentato attacco all’albergo.
Perché nulla è come appare e il pericolo per i due ragazzi non è mai davvero finito.

Amore, desiderio, avidità, complotti, menzogne e costrizioni per due anime soffocate in cerca della libertà di essere se stesse…

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RECENSIONE : “ La paziente 99” di Enrico Scebba

Il preambolo che conduce Barbara, la protagonista, nel manicomio criminale Saint Philippe è un episodio di violenza, dettato da una rabbia incontrollata e forse da un dolore profondo, radicato nell’anima. Un atto comunque grave e ciò pone la protagonista nella schiera dei “non eroi”. E’ un personaggio complesso che, dalla sua ingenuità iniziale, per sopravvivere all’oscurità del Saint Philippe, arriverà a mentire, manipolare e tramare per ottenere ciò che vuole. Nel processo di maturazione di questo personaggio, grande merito avrà il paziente 77, un misterioso ex prete in sedia a rotelle, dallo sconfinato intelletto e dall’uguale ego. Ma ciò che cambierà soprattutto Barbara sarà il suo desiderio di libertà, una libertà che diventerà necessità quando si renderà conto di ciò che accade nel manicomio. Perché i bei giardini, i premi che il Direttore desidera, l’istituto perfetto e controllato sono una verità di facciata per eventi turpi e terribili che accadono fra quelle mura. E di più non posso dire, per non guastare questo thriller al futuro lettore.

Ma ciò che resta, al termine del libro, sono delle tinte in bianco e nero, simili al noir, un’atmosfera al confine fra modernità e passato, la sensazione che qualcosa è appena iniziato, infatti il romanzo è lo Spin-off de “Sul viale delle ombre”, ma il prequel di un altro libro dello scrittore di prossima uscita, dove probabilmente molti dei personaggi, incontrati in questo romanzo, trovano l’apice del loro percorso. Lo stile, che accompagna il lettore e la nostra protagonista, è descrittivo e scandisce bene la progressiva crescita dei personaggi e degli eventi. Libro consigliato agli amanti dei misteri, tra lo psicologico e il dramma.

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