Recensione: “Il mantello dell’invisibilità” di Ge Fei

Il signor Cui costruisce altoparlanti nella Cina contemporanea.

È un artigiano, anche bravo, ma è considerato “l’ultima ruota del carro” in una società divisa tra tradizione e modernità, tra le rigide regole del comunismo e l’arrivismo del capitalismo che comunque dilaga.

Privo di particolare ambizioni, il nostro protagonista si ritrova ad avere un occhio critico verso ciò che lo circonda: l’egoismo dilagante, lo snorbismo delle classi letterarie, l’ipocrisia degli arricchiti e le dinamiche nascoste dei potenti, malavitosi o meno.

Il risultato è uno spaccato di una società quasi in lotta con se stessa, una realtà duplice che tende a schiacciare gli ultimi.

Cui alla fine avrà una sorta di riscatto, ma solo quando si metterà davvero in gioco.

Amaro più che ironico, il romanzo offre la quotidianità di un “perdente” che cerca di sopravvivere.

La prima persona consente una lettura agevole, anche se, a mio avviso, diverse cose sono lasciate quasi l’interpretazione.

Posso dire che il romanzo ha suscitato in me sentimenti di curiosità senza però coinvolgermi completamente.

Ringrazio Fazi Editore per avermi affidato la copia digitale!!

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