Recensione: “Redemptor” di Jordan Ifueko

Seguito di “Raybearer”, dalle atmosfere permeate ancora del fascino magico di ispirazione mitologica africana, con una protagonista non scontata, ma carismatica e umana nelle sue preoccupazioni e nei suoi affetti, “Redemptor” offre un finale ad un fantasy innovativo e immaginifico.

Avevamo lasciato Tarisai alla fine dell’altro libro, ormai Imperatrice e detentrice di un proprio Raggio, pronta a sacrificarsi per rendere nullo un trattato che condannava potenzialmente tutti i bambini dell’Impero a diventare Redentori e dover scendere quindi negli inferi da vivi, per placare gli Abiku, gli spiriti dei morti.

Patto che gli Abiku concedono di annullare solo se Tarisai, prima di diventare l’ultimo sacrificio, riuscirà ad ungere in un concilio i sovrani dei dodici regni dell’Impero Aritsar.

L’impresa non è semplice perché per far ciò Tarisai dovrà amare e farsi amare da quelle persone e ciò le comporterà esporsi più di quanto vorrebbe.

Affrontando uomini e congiure, idee e contraddizioni, spiriti e profezie, Tarisai dovrà ricordare la propria storia per non perdersi e cambiare l’Impero in meglio scoprendo i veri intenti degli Abiku.

Il romanzo è una degna conclusione, forse leggermente meno avventuroso del primo libro, ma comunque avvincente.

Le avventure di Tarisai, raccontate dalla sua stessa voce, mantengono alta l’attenzione del lettore trasportandolo in un mondo originale e multicolore.

Consigliato!

Ringrazio la Fazi Editore per avermi fornito la copia!!!

Recensione: “Raybearer” di Jordan Ifueko

Se state cercando un fantasy che, pur mantenendosi nel genere con elementi magici conosciuti, sappia affascinarvi con atmosfere uniche e una mitologia intrigante e strepitosa, questo è il romanzo che fa per voi.

Tarisai è la nostra protagonista.

È lei stessa a raccontarci la sua storia.

Con la consapevolezza di chi ha già vissuto quegli avvenimenti e sa cosa accadrà, inizia a narrarci dal suo concepimento (ed è persino quello a segnarne il destino), passando per un’infanzia solitaria dove, affamata d’amore, aspettava una madre sempre assente, fino a quando, ormai giovane donna alla corte del principe ereditario dell’impero Arit, Ekundayo, viene unta da lui per diventare una degli undici del suo Concilio.

Undici persone legate al futuro sovrano da lealtà profonda e dai poteri di questi, il Raggio, che li unisce in un rapporto quasi simbiotico.

Undici persone ed ognuna rappresenta un regno dell’impero.

Entrando nel Concilio esse “donano” al futuro imperatore un’immunità alla morte (rogo, veleno, contagio, gola, annegamento, soffocamento, sanguinamento, strazio da bestia feroce, calamita naturale, morte di un organo, incantesimo, percosse) rendendolo quindi vulnerabile solo alla vecchiaia e… al tradimento di uno stesso del Concilio.

Ed è per questo che Tarisai viene mandata dalla madre alla corte del principe, per servirlo, amarlo, essere da lui elevata al rango di uno degli undici e infine ucciderlo.

È uno strumento di vendetta.

Ma Tarisai combatterà strenuamente questo crudele fato.

L’avventura epica del romanzo ben si accorda con le atmosfere e le mitologie africane e il tutto viene presentato al lettore in maniera chiara e tale da coinvolgerlo in questo mondo quasi mistico.

Il dissidio che Tarisai vive, tra il desiderio di compiacere e ottenere la benevolenza materna (oltre l’ordine impostole) e il bisogno di essere se stessa e onorare il suo senso di giustizia e lealtà, è perfettamente espresso.

Il risultato è una protagonista che convince e un romanzo che sa sorprendere.

Aspetto impaziente il prossimo volume.

Ringrazio Fazi Editore per avermi fornito la copia digitale!