Recensione: “Romanzo d’estate” di Emily Henry

January scrive romanzi rosa, in cui l’amore e il lieto fine sono due elementi essenziali.

Ama scrivere quel tipo di storie perché le sono state di conforto in diversi momenti della vita ed è, o meglio era, convinta che bisogna portare speranza nel cuore delle persone.

Ma parlare al passato diventa obbligatorio, perché January non riesce più a scrivere, a causa del fatto che la sua visione “luminosa” del mondo in parte si è oscurata per colpa di alcune rivelazioni sul padre da poco scomparso.

La sua agente letteraria però la assilla e l’essere al verde non fa che metterle pressione per concludere un nuovo libro.

Si ritrova così ad abitare in una casa lasciatagli dal padre, un compromesso necessario malgrado le problematiche irrisolte con lui, per poter scrivere in pace.

Avrà come vicino Gus, scrittore “impegnato”, nonché suo rivale ai tempi del college.

Da sempre considerata una scrittrice “inferiore” per il genere da lei scelto, January farà una scommessa col collega/rivale (anche lui col blocco dello scrittore): ovvero si scambieranno i generi, lui dovrà scrivere una storia d’amore a lieto fine e lei dovrà cimentarsi con una storia “reale” che non lo preveda.

Grazie a questa scommessa, i due inizieranno a frequentarsi e a capire che la radice dei rispettivi blocchi risiede nel fatto di essere due anime ferite e sole.

Insieme affronteranno i loro problemi non senza battute, pessime figure e giochi tra attrazione e scontro.

Le psicologie sono ben curate e, malgrado la storia fra i due sia centrale, lo sono anche i problemi di January con la figura paterna, con quel padre morto da poco e tutte le domande che si è lasciato dietro.

Il romanzo è in prima persona.

January stessa ci racconta di sé e del suo complicato rapporto con l’amico/rivale Gus, il graduale cambiamento tra loro e il suo modo di approcciarsi col prossimo tramite la scrittura.

Ci sono innumerevoli riferimenti a romanzi, film, canzoni e i due protagonisti risultano affiatati pur mantenendo ognuno la propria personalità.

Come commedia “rosa” riesce nel suo intento di coinvolgere e distrarre, lasciando anche qualche spunto di riflessione sulle dinamiche familiari e sul concetto di “lieto fine”.

Lettura godibile, adattissima per il periodo estivo, ideale per i lettori che cercano distrazione, ma di un certo impegno.

Ringrazio la HarperCollins per avermi fornito la copia!