Ammirando Robert De Niro – Intervista a Stefano Falotico

l'intoccabile cover

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Stefano Falotico 

Stefano Falotico nasce a Bologna il 13 Settembre del 1979. Il suo esordio letterario è del 2005. Una passeggiata perfetta (Joker Edizioni). Da allora, ha sperimentato vari generi, tentando sempre di rinnovarsi, passando da saggi di Cinema, sua fervida e inesausta passione, a romanzi noir, talora surreali, altre volte intimistici, tutti comunque incentrati su storie forti, oscure, a tinte variegate. Storie difficili, di personaggi tanto coraggiosi caratterialmente quanto fragili dinanzi al respiro sempre ferente della vita. Ritratti di vita vissuta o immaginata, ove comunque le anime hanno assoluta predominanza.

Ispirazione

Oggi è venuto a trovarci alla Locanda dell’Inchiostro Versato un vero appassionato di cinema, un fan sfegatato di Robert De Niro, che ci parlerà del suo saggio dedicato al popolarissimo attore,  intitolato appunto “Robert De Niro, l’intoccabile”. Ma lasciamo che ci spieghi meglio l’autore, Stefano Falotico  ^_^

1. Come nasce la tua passione per la scrittura, il tuo desiderio di scrivere?

Nasce per caso. Anzi, questa mia passione per la scrittura credo sia nata e originatasi per un’urgenza della mia anima. Innanzitutto, partì tutto da un personale, necessario desiderio d’esternare le emozioni del mio sentire interiore. Credo che, potenzialmente, ogni persona sia uno scrittore, solo che molte persone non lo sanno oppure reprimono, per timori infondati, per inibizioni sciocche o paura del ridicolo, poiché scrivere fa “rima” anche con esporsi e “denudarsi”, quel che covano dentro e purtroppo offuscano per non scovarlo. Preferiscono spesso celare la propria anima, non scandagliarla, o semplicemente vivono superficialmente. Non vorrei apparire arrogante. Sembra quasi, detta così, che tutti siano “obbligati” a diventare “scrittori”. Voglio solo dire che sento e parlo con molti ragazzi che mi confidano di aver voglia di poter scrivere appunto un libro ma poi, ripensandoci, dichiarano tristemente che non ne sono capaci. Ecco, è un inganno che compiono a sé stessi. Sanno benissimo che scrivere non richiede solo talento, e semmai non ne difettano, ma anche sacrificio, dedizione e volontà introspettiva. E guardarsi dentro significa soffrire. Soffrire significa scrivere. Scrivere poi significa, a sua volta, gioir(n)e.

2. Qual è il tuo bagaglio di letture ed esperienze? Hai un modello a cui ispirarti?

Il mio background, diciamo, non lo conosco neppure io a esser sinceri. Sin dall’infanzia, leggo di tutto. Posso però dichiarare che, appunto, non precludendomi nulla, non ho pregiudizi. Vado a “istinto”, diciamo così. Se entro in libreria, è come seguissi un sesto senso che mi conduce poi ad acquistare un libro che, semmai, fino a quel momento, non avrei mai e poi mai pensato di acquistare.
No, non ho nessun modello in particolare a cui m’ispiro. Anche se riconosco che scrittori come Dostoevskij, Edgar Allan Poe, William Burroughs, solo per citarne alcuni, hanno avuto la loro indubbia influenza.

3. Dalla sua biografia apprendiamo la tua predilezione per le storie “ove comunque le anime hanno assoluta predominanza”. In che senso? Nel degrado o nel rinnovamento?

A parte i miei saggi “autarchici”, come amo definirli io, ogni mio “vero e proprio romanzo” è quasi sempre incentrato su uno o più personaggi centrali. Prima d’iniziare un romanzo, infatti, penso ai cosiddetti “characters”, se vogliamo usare un termine cinematografico. E, se mi permette di giocare con le parole, poi ne definisco i “caratteri”.
La storia si crea di conseguenza.

4. Parlaci del tuo saggio, di come ti sei confrontato con un “mito vivente” quale Robert De Niro.

De Niro è una delle mie maggiori “passioni” dall’adolescenza. Non per vantarmi ma, avendo visto tutti i “suoi” film, essendo un immarcescibile aficionado di Robert, posso asserire di esserne oramai, oltre che fervidissimo ammiratore, un indiscutibile esperto in materia.
Naturale quindi che, essendomi cimentato anche con dei saggi di Cinema, prima o poi dovessi andare a parare su di lui. Inevitabile, direi.

5. A parte la tua personale predilezione, cosa ti ha portato a trattare proprio di De Niro? Quando nasce l’idea?

L’idea, come già si può intuire da quanto già detto, nasce quasi come un “obbligo”. Insomma… “Son fan da sempre di De Niro, scrivo e non gli ho mai dedicato un libro?”, mi son chiesto qualche mese fa.
Perciò, innanzitutto ho cominciato a raccogliere molte delle recensioni dei suoi film, che avevo già scritto e custodito nei documenti del mio hard disk, alcune peraltro pubblicate anche su alcuni siti di Cinema, le ho riviste, corrette, ne ho aggiustato il tiro, e le ho messe come “punto fermo”. Dunque, ho organizzato la mia “monografia”, alternando, anche “alterando”, eh eh, i maggiori film da lui interpretati, avendoli visti e filtrati col mio occhio un po’ di “parte” e quasi da “innamorato”, associandoli ad aneddoti, episodi e curiosità.

6. Mentre scrivevi hai riscontrato delle difficoltà? Ci son state più “gioie o dolori” nella stesura e nella ricerca? Condividi qualche aneddoto…

In questo caso, poche difficoltà. Come detto, so pressoché tutto su De Niro. Il mio compito è stato organizzare il mio “archivio” di “espertissimo” in materia e provare a creare qualcosa, spero, di originale, piacevole, informativo e brillante.
È un saggio particolare… nel quale, mi son immaginato come padrone di una biblioteca parigina. Un bibliotecario con la passione, appunto, per De Niro, che decide di dedicargli un libro. Libro che, una volta terminato, entrerà di diritto nella sua collezione pregiata da “custode” di tal pezzo raro e di eterno “antiquariato”. Non antiquato, eh eh, ma “antiquariato” nel senso appunto di esemplare unico e “sacro”.

7. Perché il lettore “non innamorato” di De Niro dovrebbe apprezzare il tuo saggio?

Semplicemente, perché di De Niro ne parlo io e non lui, che non ne è “innamorato”.
Perciò, se volesse innamorarsene, chi meglio di me può guidarlo a divenirne un miglior “amante”?.

8. Rivoluzione digitale: ebook o cartaceo? Cosa pensi dell’uno e dell’altro? Pregi e difetti.

Il cartaceo ha un fascino insuperabile, sempre lo avrà. Sfogliare le pagine, toccare il libro con mano, dà la sensazione di essere un tutt’uno col suo autore. Poi, per le mie recenti pubblicazioni, ho scelto il formato tascabile. Così, il lettore può farsi accompagnare ovunque dal mio libro.
L’eBook non ha ancora così “piede” come all’inizio della tanto sbandierata “rivoluzione digitale” si poteva desumere. Il costo di un libro digitale è assai inferiore rispetto al libro in cartaceo, verissimo, ma ho scoperto che molta gente preferisce comunque il cartaceo.
Personalmente, non amo neanch’io leggere o acquistare un libro in eBook. Ma, con le mie pubblicazioni in entrambi i formati, offro la possibilità all’acquirente di poter scegliere ciò che più lo aggrada.

9. Le difficoltà di uno scrittore per emergere sono proverbiali. Quali complicazioni hai riscontrato affrontando il mondo dell’editoria?

Sono moltissime le difficoltà. Diciamo che, sinché si è sconosciuti, nessuno, dico nessuno, ti prende in considerazione. In linea teorica, potresti essere un fenomenale genio della Letteratura mondiale ma, dalle piccole fin alle più grandi casi editrici, anzi, soprattutto quest’ultime (duole ammetterlo, perché dovrebbero essere proprio quelle “designate” a scoprire e valorizzare i futuri e innovativi talenti), ti scartano a priori. Mandi il tuo manoscritto e lo cestinano, senza neppure “aprirlo”. Non è un problema da poco, che dice? Se già non sei conosciuto e vengon purtroppo favoriti quasi esclusivamente solo i “grandi” nomi già affermati o, peggio, i raccomandati, non vedo come uno possa farsi conoscere.

10. L’ultima domanda… l’immancabile… Quali sono i tuoi progetti futuri?

Questione di giorni, e sarà disponibile alla vendita in cartaceo ed eBook il mio nuovissimo “La pallida ipocondria della Luna”, già acquistabile però in Kindle-Amazon.
Inoltre, sto terminando di scrivere il mio seguito de “Il cavaliere di Alcatraz”.
Ma non posso rivelare altro…

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Una vera passione va sempre premiata e la dedizione del nostro autore nei confronti di De Niro è encomiabile, ma d’altronde Robert è un bravissimo attore, uno di quelli che rende indimenticabile un film solo per la sua presenza scenica. Di veri artisti della recitazione ce ne sono davvero pochi… Robert De Niro è fra questi!

Ringraziamo Stefano per la sua partecipazione ^_^

Per restare in contatto con l’autore:

Stefano Falotico – sito

Maria Stella Bruno

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